Il pio transito di Don Carlo Sterpi Don Carlo Sterpi avenne il 22 novembre del 1951. Sono passati 60 anni. Egli viene oggi ricordato dai superiori e missionari delle due Congregazioni orionine riuniti ad Aiccia (Roma) per il Convegno missionario. Era stato ricordato civilmente e religiosamente a Gavazzana, suo paese natale, e a Tortona il 30 ottobre scorso. Un testimone della sua morte racconta commosso.
All’alba del 22 novembre si recitarono le preghiere degli agonizzanti. Tremava la voce a chi gli suggeriva: “Gesù, Giuseppe e Maria… spiri in pace con voi l’anima mia” E don Sterpi rispondeva in un soffio parola per parola e baciava il Crocifisso che gli veniva accostato alle labbra. Verso le nove l’Arcivescovo di Tortona venne ancora una volta a confortarlo della sua presenza e della sua preghiera. C’erano tutti i superiori maggiori, i sacerdoti delle Case di Tortona, la Madre superiora e la Vicaria delle Suore. Parecchi dei presenti non sapevano trattenere le lagrime quando il respiro del morente si fece affannoso e le contrazioni del volto segnarono l’imminente transito. Ai capi del letto vennero accese, come da suo antico desiderio, le quattro candeline benedette della Madonna, da lui custodite con cura gelosa per la sua ultima ora. E così, mentre dagli astanti si mormorava il santo Rosario, gli occhi fissi su quel volto reclinato, alle undici del 22 novembre l’amato padre affidava la propria anima alle braccia materne di Maria SS. da lui teneramente invocata. Pochi istanti dopo, don Zanocchi lesse la singolare invocazione contenuta in una lettera sigillata di don Sterpi da aprisi solo dopo la sua morte: "E prego la Madonna, mia buona madre che, come essa ha voluto essere presentata al tempio, così voglia presentare la mia anima al suo Divin Figlio, affinché per la sua intercessione la ammetta nel tempio della gloria”. Lo scritto portava la data del 21 novembre 1948, festa della Presentazione di Maria SS. al Tempio.
Il Venerabile Don Carlo Sterpi era stato per tutta la sua vita in punta di piedi, accanto a Don Orione,, di cui fu fratello, amico, padre, collaboratore fedelissimo e intelligente. Don Sterpi riconobbe in Don Orione, maggiore di due soli anni, “il padre dell’anima mia”, “Avevo capito che, con lui, mi sarei fatto santo”. Da parte sua, Don Orione definì la sua amicizia con Don Sterpi “vera e sincera” e “nutrita per cinquant'anni verso di lui”. Diede due definizioni di Don Sterpi che restano il/ suo più bell’elogio. Disse che “Don Sterpi è un prete veramente prete” e che era il “continuatore secondo il mio cuore”. DFP
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