Don Orione, il 29 giugno del 1937, prese il battello Iguazù a Itatì e scese il Paranà verso la città di Rosario. Certo guardò al Paraguay, sull’altra sponda. A Roma poi incontrò un giovane sacerdote paraguayo con ascendenza italiana, Ramon Bogarin Argaña, e gli predisse un futuro apostolico e che sarebbe toccato a lui, prima di morire, aprire le porte del Paraguay ai Figli della Divina Provvidenza. Questo si avverò. Mons. Bogarin Argaña divenne Vescovo e, dopo molta sua insistenza, il primo Orionino, Don Angelo Pellizzari, giunse nel Ñeembucú, zona meridionale del paese, nell’agosto del 1976. Presto fu seguito da Padre Luis Cacciutto e da fratel Eduardo Gómez che presero a lavorare in una zona rurale poverissima. Nel 1983, giunsero in questa zona missionaria anche le Suore orionine.
E qui sono giunto anch’io, il 18 ottobre, a bordo di una piccola barca a motore, attraversano il grande e vivace fiume Paranà, da Itatì (Argentina) a Ita Corà (Paraguay). Ho trovato i tre Confratelli – P. Ricardo Paredes, P. Juan de Rosa e il chierico Regino Rodi – e tre Piccole Suore Missionarie della Carità. Animano con generosità e in buona armonia quattro Parrocchie rurali: “Ntra. Sra. del Rosario” di Mayor Martínez, “Santa Rita” di General Díaz, “Ntra. Sra. del Carmen” di Desmochados e “Inmaculada Concepción” di Villalbín. Queste 4 parrocchie, a loro volta comprendono 43 Compañias, quasi tutte con la loro piccola comunità e Cappella.
La visita è stata, come nelle altre tappe di Saenz Peña, Itatì, Rosario e General Lagos e Barranqueras, ricca di incontri, di momenti di fede e commozione umana.
Ho fatto il giro delle 4 Parrocchie e di alcune Cappelle su strade sterrate, in mezzo all’estéro, cioè a campi allagati ricchi di vita e di animali d’ogni specie, in cui la potente auto faticava non poco a superare passaggi difficili. Ricordo la Messa presso la piccola cappella dedicata a San Luca, qui invocato come medico per la protezione di persone e di animali: qualche decina di persone aspettano i sacerdoti, si confessano mentre insieme dicono il rosario, partecipano alla Messa e alla fine scambiano il tereré e la sopa paraguaya. Ricordo l’incontro con i consigli pastorali, la visita a qualche famiglia, compresa quella di P. Juan De Rosa. I nomi di P. Angelo Pellizzari e P. Luìs Cacciutto che spesso ritornavano con nostalgia di un’epoca d’oro degli inizi. La povertà è davvero avvolgente e fa da sfondo a una natura esplosiva nella sua primavera e alla gente che vive umilmente ma sempre nobile e serena. I giovani della scuola mi hanno posto tante domande sul futuro e sul progresso che intravedono con i mezzi di informazione, ma tanto lontano dalla società in cui vivono. La fede e la chiesetta costituiscono un’autentica ricchezza per questa gente. Ma manca ancora a troppe persone.
Al mattino presto, sono risalito sulla piccola barca per ripercorrere il tratto del grande fiume che porta a Itatì. Il motore squarcia per un attimo la secolare maestà della natura e divide le acque. Poi tutto si ricompone e continua.
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