Non si può fare del bene stando col muso, con la malinconia, con la tetraggine.
Venerdì, 22 Settembre 2023
10 Ottobre 2011
SUPERIORE GENERALE: Sui passi di Don Orione a Itatì

Sono a Itatì, al grande santuario-basilica della Madonna di Itatì. Più grande festa non potevo trovare. Sono arrivato da Saenz Peña, che dista da Itatì 270 km, alle 18.30, ieri domenica 9 ottobre. Alle 19, ho presieduto la celebrazione della Messa in azione di grazie per i 75 anni di presenza della Congregazione a Itatì.
Il santuario è grande, solenne e armonico nell’architettura. E l’ho trovato pieno, con 300 chierichetti per il loro raduno diocesano, e tanta tanta gente. Nella navata, mi dicono i Confratelli, ci stanno circa 10.000 persone.


Si tratta di un’opera ardita realizzata dal nostro confratello Don Benedetto Anzolin. Don Orione desiderava che fosse un tempio degno della Madonna e segno di romanità. Il progetto del Santuario è stato disegnato dall’ingegnere Felipe Bergamini. Ha una superficie coperta di 2.800 m2, 80 m di lunghezza e 73 di larghezza. La cupola è alta 80 metri con un diametro di 28 m. Sulla cupola c’è la statua della Madonna alta di 7,5 m, in rame, opera di Ulises Tosi.

A Itatì, ci sono 7 nostri Confratelli molto impegnati e contenti nella pastorale del Santuario, nella Parrocchia che conta anche comunità e cappelle rurali, nelle attività caritative. “Accanto a un’opera di culto sorga un’opera di carità” e a Itatì ci sono varie opere: Scuola primaria e secondaria, Scuola speciale e soprattutto il Piccolo Cottolengo, proprio a fianco del Santuario.

Oggi, 10 ottobre, c’è stata ancor più grande animazione, perché al Santuario si è celebrato l’atto solenne di conclusione del 50° della costituzione dell’arcivescovado di Corrientes. Per l’occasione si sono riuniti tutti gli operatori pastorali della Diocesi in quello che viene chiamato “Encuentro del pueblo de Dios”.
La Messa è stata presieduta dall’arcivescovo Mons. Andrés Stanovnik e dall’arcivescovo emerito Mons. Domingos Castagna. Naturalmente il santuario era pienissimo per una celebrazione solenne e festosa.
Anch’io ho detto qualche parola, nel momento del ringraziamento finale, ricordando quanto Don Orione fu felice di venire a Itatì perché il vescovo, Mons. Francisco Vicentin, gli aveva affidato la Madonna e i Poveri, suoi grandi amori e grandi risorse missionarie perché nessuno più della Madonna e dei poveri beneficiati magnificano i Signore.

Vivo questa mia visita al Chaco, avendo alla memoria la visita – l’unica sua vista - in queste terre del nostro Don Orione avvenuta nei giorni 25-29 giugno 1937. Ne riporto una breve descrizione.


La visita di Don Orione nel Chaco

La mattina del 26 giugno 1937, verso le 11, Don Orione dopo la rapida visita a Saenz Peña, partì in treno per Resistencia, capitale del Chaco: «Vi giunsi verso le 17. Alla stazione stava ad aspettarmi il Vescovo, Monsignor Nicola Di Carlo, figlio di italiani… Fui condotto alla casa del Vescovo, non oso dire “episcopio”.
La sera stessa arriva a Resistencia un inviato del Vescovo di Corrientes, Monsignor Francisco Vicentin, incaricato di prelevare e accompagnare Don Orione a Corrientes.
A Corrientes trova l’accoglienza affettuosa di monsignor Vicentin, argentino figlio di friulani, giovane di quarant’anni, che Don Orione definisce «molto equilibrato, colto e zelante». Il Vescovo dà una cena d’onore per lui, invitando vari «notabili» della cittadina.

Alle 5 della mattina, del 27, Don Orione riparte e Monsignor Vicentin è già alla porta per salutarlo. Congedo affettuoso, la macchina fila via rapida, il Vescovo saluta il vecchio Fondatore che non rivedrà più.

Da Corrientes a Itatì sono circa 80 km. «È stata una corsa velocissima - scrive Don Orione - , tutta a sobbalzi, per le strade a fosse e a montucchi, sì che, per non andare sconquassato col mio mal di reni, ho dovuto, per tutto quel tempo, tener ritte, ben piantate e irrigidite le braccia sul sedile, onde salvarmi, in una manovra continua di alti e bassi: mi pareva di andare sulle montagne russe. Finalmente comparve il santuario di Itatì, e fu un gran respiro! La stanchezza e il mal di reni se n’andarono. Tutto scomparve. Quando entrai, la chiesa era piena di popolo devoto; mi sono inginocchiato in fondo, nel cantuccio del pubblicano, e ho sentito tutta la felicità di trovarmi in casa della Madonna...».

A Itatì, c’erano dal 25 gennaio 1936 don Vincenzo Errani, don Giovanni Lorenzetti e il chierico Tommaso Alonzo.
Don Orione trascorse a Itatì due notti, del 27 e 28 giugno. Il 29 mattino ripartì.
I Confratelli lo accompagnarono al battello che andava verso Corrientes percorrendo il fiume Paranà, largo due km, maestoso.

Il 29 e 30 giugno trascorsero in navigazione e Don Orione celebrò i giorni dei Santi Apostoli Pietro e Paolo scrivendo la mirabile lettera-meditazione: “Penso, ecco, io dal fiume Paranà, i fratelli e figli che ho lasciati, ieri notte, agli estremi confini dell’Argentina, di fronte al Paraguay: gli altri che sono nel Chaco: quelli che rivedrò stasera a Rosario, i nostri che sono alla Pampa, a Quenca a Mar del Plata e in altri punti di questa Repubblica: gli altri dell’Uruguay, del Brasile; chi è in Albania, chi a Rodi, in Inghilterra, in Polonia, e voi, che siete in Italia, - tutti, oggi, insieme con me, lontani ma non divisi, dispersi, eppur tutti uniti nella comune Fede e nello stesso ;amore di figli amatissimi, oggi ci consoliamo insieme, preghiamo insieme pel Papa, celebriamo Gesù Cristo e Pietro, nel Papa nostro Pio XI. Oh le gioie grandi della fede!”.

Don Flavio Peloso


Vedi: Visita del Superiore generale nel Chaco








 

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L'interno del santuario
Il fiume Paranà visto dalla base della cupola
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